Molti fotografi di paesaggio si accorgono che le montagne lontane, anche se nella realtà appaiono ben definite, nelle fotografie assumono una tonalità più chiara e tendente all’azzurro.
Questo effetto non è un errore della fotocamera, ma un fenomeno naturale e ottico ben conosciuto, chiamato prospettiva aerea o haze atmosferico.
Quando osserviamo paesaggi distanti, la luce che proviene da quegli oggetti attraversa una porzione molto ampia dell’atmosfera.
Durante questo percorso, le particelle sospese nell’aria — polvere, vapore acqueo, molecole di gas — diffondono la luce solare attraverso un processo chiamato scattering di Rayleigh.
Questo tipo di diffusione agisce in modo più intenso sulle lunghezze d’onda corte, cioè quelle del blu e dell’azzurro.
Di conseguenza, la luce che ci raggiunge da un oggetto lontano contiene una percentuale maggiore di azzurro rispetto a quella che proviene da un oggetto vicino.
Il risultato è che le montagne, man mano che si allontanano, perdono contrasto e assumono una tonalità blu-grigiastra.
L’occhio umano compensa naturalmente parte di questo effetto grazie alla capacità del cervello di interpretare le distanze e correggere i colori.
Il sensore di una fotocamera, invece, registra in modo oggettivo la luce diffusa.
Per questo motivo, nelle immagini l’effetto della prospettiva aerea risulta spesso più marcato e le montagne lontane appaiono più chiare, con un contrasto ridotto.
In giornate particolarmente umide o dopo piogge, l’aumento di particelle in sospensione amplifica ulteriormente l’effetto.
Un fotografo esperto può scegliere se attenuare o sfruttare la prospettiva aerea, a seconda dello stile dello scatto.
Per ridurla, si può utilizzare un filtro polarizzatore circolare, che elimina parte della luce diffusa e aumenta il contrasto tra cielo e montagna.
Scattare con un’aria limpida, in alta quota o dopo una giornata ventosa, aiuta a ridurre la foschia.
In post-produzione, strumenti come “Dehaze” o “Chiarezza” in Lightroom permettono di recuperare i contrasti persi.
Al contrario, se si vuole enfatizzare la profondità e la distanza, lasciare visibile la leggera sfumatura azzurra può rendere la composizione più naturale e tridimensionale.
Molti paesaggisti la sfruttano deliberatamente per creare un senso di prospettiva e profondità, soprattutto nelle ore del mattino o del tramonto, quando la luce è più morbida e radente.
Il fenomeno della prospettiva aerea era conosciuto già dai pittori rinascimentali.
Leonardo da Vinci lo descrisse nei suoi studi sulla visione e sulla pittura, notando che “gli oggetti distanti perdono la loro chiarezza e si tingono del colore dell’aria”.
Oggi, i fotografi proseguono idealmente quella stessa ricerca visiva, traducendo in termini digitali gli effetti che i grandi maestri ottenevano con pennello e pigmenti.