Quando scattiamo una foto notturna, soprattutto in città, capita spesso di vedere i lampioni o i fari delle auto come grandi sfere luminose o aloni colorati.
Un effetto visivamente affascinante ma che può sorprendere chi si aspetta punti di luce nitidi e definiti.
In realtà, ciò che vediamo non è un errore della fotocamera, bensì una combinazione tra ottica, esposizione e percezione visiva.
Il primo fattore che determina la forma e la dimensione delle luci è l’apertura del diaframma.
Quando scattiamo con un diaframma molto chiuso (ad esempio f/11 o f/16), la luce attraversa un foro molto piccolo, e questo genera una diffrazione: i raggi luminosi si piegano ai bordi delle lamelle del diaframma, creando la tipica stella luminosa attorno ai punti luce.
Più lamelle ha l’obiettivo, più sfaccettata sarà la forma del bagliore.
Se invece il diaframma è molto aperto (f/2.8 o meno), la luce entra in modo più diffuso e i punti luminosi appaiono come dischi morbidi e sfocati, il cosiddetto bokeh.
Di notte, la fotocamera deve catturare più luce per ottenere una corretta esposizione.
Quando il tempo di scatto si allunga, le sorgenti luminose molto intense — come i fari delle auto o i lampioni — finiscono per saturare i pixel del sensore, espandendo visivamente la loro area.
Il sensore registra quindi una macchia più ampia e colorata invece di un punto preciso.
Questo effetto è accentuato se l’obiettivo presenta piccoli difetti o riflessi interni (flare), che creano ulteriori aloni.
L’atmosfera notturna gioca anch’essa un ruolo importante.
Umidità, nebbia, polvere o smog diffondono la luce, generando aloni più morbidi e sfumati.
In condizioni di alta umidità, anche una piccola sorgente luminosa può apparire molto più ampia e brillante, perché la luce viene riflessa e diffusa dalle micro-gocce sospese nell’aria.
Nei ritratti notturni, i fotografi sfruttano intenzionalmente questo effetto per creare sfondi pieni di cerchi luminosi colorati, ottenuti con obiettivi a grande apertura (f/1.8, f/1.4).
La profondità di campo ridotta isola il soggetto e trasforma le luci lontane in morbidi dischi.
Ogni obiettivo genera un bokeh diverso, a seconda della costruzione ottica e della forma del diaframma.
Per gestire o sfruttare questo fenomeno: